Arriviamo sul belvedere sfiancati. Elisabetta è esausta.
Teddy ha la lingua fuori, sicuramente ha sete.
“Qui c’è una fontana, vieni a vedere Elisabetta, cosa
vuol dire godere con ingordigia di un bene prezioso, qual
è l’acqua.”
Apro il rubinetto in modo che il getto d’acqua non sia
né troppo esile, né troppo forte. Teddy vi si butta sopra
con la sua bocca aperta e beve a sorsi impazienti.
Gode dell’acqua! A ogni sorso si volta come per ringraziare
di questa bontà.
“Elisabetta, hai mai letto Il piccolo principe di Antoine
De Saint-Exupéry? Ricordi quando incontra il mercante,
che vendeva pillole, che avevano il potere di togliere la sete?
Alla richiesta della ragione di questo prodotto contro
la sete, il mercante risponde che in questo modo l’acquirente
avrebbe risparmiato cinquantatré minuti. Cosa dice
il piccolo principe? Ecco le sue esatte parole che ricordo
a memoria: se avessi cinquantatré minuti da spendere,
camminerei adagio adagio verso una fontana. Comprendi,
mia cara, questa folle lezione. È l’esaltazione del piacere
dei sensi, la vitalità della nostra esistenza, fatta di gioia
fisica e sensitiva. Come possiamo rinunciare al godimento
di una fresca acqua, quando una sete pazzesca ci brucia
la gola? Ecco: Teddy mi sta dando proprio questa lezione.
Per come lui beve, per come si accosta a questo semplice
bene, che San Francesco nel Cantico delle Creature definisce
sorella acqua, ci fa capire che dobbiamo tornare alla
Natura, alle cose semplici, alle bellezze della vita sensibile.”

(Una sana follia, pag. 217)